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      Furono i loro dispiaceri segretamente fomentati da Leto loro Prefetto, che troppo tardi si accorse, che il nuovo Imperatore era disposto a ricompensare i servigi di un suddito, ma non a lasciarsi regolare da un Favorito. Il terzo giorno del suo regno i soldati presero un Senatore illustre, per condurlo al campo e rivestirlo della porpora imperiale. In cambio di essere abbagliata da quell'onore pericoloso, fuggì da loro la vittima spaventata, e corse a rifuggirsi ai piedi di Pertinace. Poco tempo dopo Sosio Falco, uno dei Consoli di quell'unno, giovane temerario(334), ma di famiglia ricca ed antica, porse orecchio alla voce dell'ambizione; e in una breve assenza di Pertinace tramò una congiura, che fu sconcertata dal suo pronto ritorno a Roma, e dalla sua ferma condotta. Falco fu sul punto di essere giustamente condannato a morte come pubblico nemico, se non lo avessero salvato le premurose e sincere istanze dell'offeso Imperatore, che supplicò il Senato a non far che fosse la purità del suo regno macchiata dal sangue di un Senatore benchè colpevole.
      Questi infelici successi non fecero che irritar maggiormente il furore dei Pretoriani. Ai 28 di Marzo, ottantasei giorni solamente dopo la morte di Commodo, scoppiò nel campo una sedizione generale, che gli Uffiziali non poterono o non voller sopprimere. Due o trecento dei più disperati soldati marciarono sul mezzo giorno verso il palazzo imperiale coll'armi in mano e col furore negli occhi. Ne furono aperte le porte dai loro compagni, che vi eran di guardia, e dai domestici della antica Corte, che avean già cospirato segretamente contro la vita del troppo virtuoso Imperatore.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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