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      I partigiani delle guardie procurarono di giustificare con gli argomenti una potenza, che queste sostenevan con le armi; e di provare che, secondo i migliori principj della costituzione, il lor consenso era essenzialmente necessario alla creazione di un Imperatore. L'elezione dei Consoli, dei Generali e dei magistrati, benchč recentemente usurpata dal Senato, era un antico incontrastabil diritto del popolo romano(343). Ma dove allora trovar questo popolo? Non certamente tra la mista moltitudine degli schiavi e degli stranieri, che ingombrava(344) le strade di Roma; vil plebaglia, non men dispregevole per la bassezza dei sentimenti, che per la miseria. I difensori dello Stato, scelti tra il fiore della gioventł italiana(345), ed allevati nell'esercizio dell'armi e della virtł, erano i veri rappresentanti del popolo, ed aveano il miglior diritto ad eleggere il Capo militare della repubblica. Quest'argomento, benchč mancante di ragione, divenne convincentissimo, quando i fieri pretoriani ne accrebbero il peso, gettando, come il barbaro conquistatore di Roma, le loro spade nella bilancia(346).
      I pretoriani che aveano violata la santitą del trono con l'atroce assassinio di Pertinace, ne disonorarono la maestą con la loro susseguente condotta. Il campo era senza capo, essendosi il Prefetto Leto, autor della tempesta, prudentemente involato alla pubblica indignazione, in quel furioso tumulto. Sulpiciano, suocero dell'Imperatore e governatore della cittą, ch'era stato mandato al campo al primo rumore di ribellione, procurava di calmare la furia della moltitudine, quando gli fu imposto silenzio dal clamoroso ritorno degli assassini portanti in cima ad una lancia la testa di Pertinace.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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