Severo recitò la funebre orazione di lui con una eloquenza studiata, e non ostante la sua interna contentezza, affettò un vero dolore; e con questi religiosi officj verso la memoria di Pertinace, persuase alla credula moltitudine, ch'egli era il solo degno di succedergli. Conoscendo per altro che le armi e non le cerimonie poteano sostenere le sue pretensioni all'impero, lasciò Roma dopo trenta giorni, e senza gonfiarsi di una vittoria così facile, si preparò a combattere i suoi rivali più formidabili.
I rari talenti e la fortuna di Severo hanno indotto un elegante Storico a paragonarlo al primo e al più grande dei Cesari(378). Il parallelo è imperfetto almeno. Come trovare nel carattere di Severo quella imponente superiorità d'animo, quella generosa clemenza, e quel vasto genio, che sapeva unire e conciliare l'amor del piacere, la sete delle cognizioni, ed il fuoco dell'ambizione(379)? Possono al più questi due Principi paragonarsi con qualche ragione nella celerità de' loro moti e delle loro civili vittorie. In men di quattr'anni(380) Severo soggiogò i ricchi Orientali ed i valorosi abitatori dell'Occidente. Vinse due competitori abili e rinomati, e disfece numerosi eserciti, per armi e disciplina uguali al suo. In quel secolo l'arte della fortificazione, ed i principj della tattica erano famigliari ai Generali romani; e la costante superiorità di Severo era quella di un artefice, che si serve dei medesimi strumenti con più abilità ed industria dei suoi rivali. Non entrerò per altro in minuto racconto delle sue militari operazioni; ma siccome le due guerre civili contro Negro ed Albino furon quasi simili per la condotta, per l'esito, e per le conseguenze, così raccoglierò in un sol punto di vista le circostanze più forti, e più atte a mostrare il carattere del vincitore e lo stato dell'Impero.
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