Geta era stato il favorito dei soldati; ma vano era il lamento, pericolosa la vendetta, ed essi rispettavano ancora il figliuol di Severo. Il loro malcontento si dissipò in oziose mormorazioni, e Caracalla presto li persuase della giustizia della sua causa, distribuendo loro con prodigo donativo i tesori accumulati sotto il regno del padre(432). Le disposizioni dei soldati erano le sole importanti per la potenza o salvezza di lui; e la loro dichiarazione in suo favore comandò le rispettose proteste del Senato. Quella docile assemblea era pronta sempre a ratificare la decisione della fortuna; ma siccome Caracalla desiderava di addolcire i primi moti della pubblica indignazione, il nome di Geta fu rammentato con rispetto, ed egli ricevè gli onori funebri dovuti ad un Imperatore romano(433). La posterità, deplorandone la sventura, ha gettato un velo sopra i suoi vizj. Noi consideriamo questo giovane Principe, come vittima innocente dell'ambizione di suo fratello; non rammentandoci che gli mancò piuttosto il potere, che il desiderio, per commettere attentati eguali di vendetta e di strage.
Il delitto per altro non rimase impunito: nè le occupazioni, nè i piaceri, nè l'adulazione poterono sottrarre Caracalla ai rimorsi di una coscienza colpevole; ed egli confessò, tra le angoscie di un animo martoriato, che la conturbata sua fantasia gli presentava spesso le immagini sdegnose del padre e del fratello, tornati in vita a minacciarlo e rimproverarlo(434). La cognizione del suo delitto avrebbe dovuto indurlo a persuadere gli uomini, colle virtù del suo regno, che quel sanguinoso misfatto era stato involontario effetto di una funesta necessità. Ma il pentimento di Caracalla lo portò solamente a togliere dal mondo tutto ciò che potea rammentargli la sua colpa, o risvegliare in lui la memoria dell'assassinato fratello.
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