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      La Prefettura del Pretorio era divisa tra due ministri. Il dipartimento militare era affidato ad Avvento, soldato di maggiore esperienza che abilità, e presedeva al dipartimento civile Opilio Macrino, che per la sua destrezza negli affari erasi innalzato a quella sublime carica. Ma il favore ch'egli godeva, variava secondo il capriccio dell'Imperatore, e la vita di lui poteva dipendere dal più leggiero sospetto, e dalla più casuale circostanza. La malizia o il fanatismo avea dettata ad un Affricano, versato a quanto credeasi, nella scienza del futuro, una predizione molto pericolosa; cioè, che Macrino e il suo figlio erano destinati all'Impero. Se ne sparse subilo il rumore per la provincia; e quando il profeta fu mandato carico di catene a Roma, egli ancora in presenza del Prefetto della città sostenne la verità della sua predizione. Quel magistrato, che avea ricevute le più premurose istruzioni di fare ricerca dei successori di Caracalla, spedì immediatamente l'esame dell'Affricano alla corte imperiale, che risedeva allora nella Siria. Ma non ostante la celerità dei pubblici corrieri, un amico di Macrino trovò mezzo di avvertirlo del suo vicino pericolo. L'Imperatore ricevè le lettere da Roma, e siccome egli era allora impegnato in guidare un cocchio alla corsa, le consegnò senza aprirle al Prefetto del Pretorio, ordinandogli di spedire gli affari ordinarj, e di dargli ragguaglio dei più importanti. Lesse Macrino l'imminente suo fato, e risolse di prevenirlo. Infiammò alcuni uffiziali inferiori, già malcontenti, ed impiegò la mano di Marziale, disperato soldato, che non avea potuto ottenere il grado di Centurione.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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