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      La devozione di Caracalla avealo mosso a fare un pellegrinaggio da Edessa al celebre tempio della Luna a Carre. Era accompagnato da un corpo di cavalleria; ma essendosi fermato sulla strada per qualche necessario bisogno, le guardie si tennero per rispetto in distanza, e Marziale accostandosi a lui sotto pretesto di ossequio, lo trafisse con un pugnale. Fu il temerario assassino immediatamente ucciso da un arciere scita della guardia imperiale. Questo fine ebbe quel mostro, la cui vita disonorò l'umana natura, e il cui regno accusò la pazienza dei Romani(448). I soldati riconoscenti, obbliando i suoi vizj, ne rammentavano solamente la parziale generosità, ed obbligarono i Senatori a prostituire la loro dignità, e quella della religione, con accordargli un posto fra i Numi.
      Finchè egli fu sulla terra, Alessandro il Grande fu il solo Eroe, che questo Nume giudicasse degno della sua ammirazione. Ne prese il nome e l'insegne, formò per la sua guardia una falange macedone, perseguitò i discepoli di Aristotile, e con entusiasmo puerile fece mostra del solo sentimento, che indicasse in lui qualche stima per la virtù e per la gloria. Non è difficile comprendere che dopo la battaglia di Narva e la conquista della Polonia, Carlo XII, benchè non avesse le più amabili qualità del figliuolo di Filippo, potesse vantarsi d'averne emulato il valore e la magnanimità. Ma Caracalla in tutte le azioni della sua vita non mostrò la minima somiglianza coll'eroe macedone, se non che nell'uccisione di un gran numero dei suoi amici, e di quei di suo padre(449).


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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