Nel governo civile di Alessandro, la prudenza era rinvigorita dall'autorità; ed il popolo, persuaso della pubblica felicità, ricompensava il suo benefattore con l'amore e con la gratitudine. Restava a compirsi l'impresa più grande, più necessaria, e più pericolosa, la riforma cioè delle milizie, l'interesse ed il carattere delle quali, confermato da lunga impunità, le rendeva incapaci di freno, ed insensibili alla felicità dello Stato. Nell'esecuzione del suo disegno, l'imperatore fece sembiante d'amar l'esercito senza temerlo. La più rigida economia in ogni altro dipartimento del Governo, gli somministrava un fondo d'oro e d'argento per la paga ordinaria delle truppe e per le ricompense straordinarie. Rallentò ad esse il severo obbligo di portare sulle spalle, marciando, le provvisioni per diciassette giorni. Furono lungo le pubbliche strade eretti ampi magazzini, ed appena entravano i soldati in paese nemico, che un numeroso seguito di muli e di cammelli accompagnava la loro orgogliosa mollezza. Siccome Alessandro disperava di potere reprimere il lusso dei soldati, procurò almeno di dirigerlo verso oggetti di pompa, e di ornamento marziale, bei cavalli, armi lucenti, e scudi adorni di argento e d'oro. Prendeva parte a tutte le fatiche, ch'era costretto d'imporre, visitava in persona i malati ed i feriti, teneva un esatto registro dei loro servizj e della sua propria gratitudine, e mostrava in ogni occasione il più gran riguardo per un corpo, la cui conservazione era (com'egli stesso affettava di esprimersi) così intimamente connessa con quella dello Stato(482). Colle vie le più dolci procurò d'inspirare a quella fiera moltitudine il sentimento del suo dovere, e di ristabilire almeno una debole immagine di quella disciplina, alla quale i Romani dovevano i loro successi contro tante altre nazioni, guerriere al pari di loro e più di loro potenti.
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