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      Che che ne sia, non sì tosto ebbe egli prese le redini del Governo, che cominciò a fare spesse rappresentanze sulla scarsezza dei tributi, e sulla necessità di far sopportare a Roma ed all'Italia una giusta porzione delle pubbliche gravezze. Prese per altro caute e salde misure per l'esecuzione di questo impopolare disegno. L'introduzione delle gabelle fu seguitata dallo stabilimento di una tassa sulle vendite; ed il piano dell'imposizione generale con accortezza fu esteso su i beni e le persone dei cittadini romani, che per un secolo e mezzo erano andati esenti da qualunque contribuzione.
      I. In un Impero vasto, come il romano, la naturale bilancia della moneta dovea stabilirsi a poco a poco da se medesima. È già stato osservato, che siccome le ricchezze delle province erano tirate alla Capitale dalla forza della conquista e della potenza, così le province industriose insensibilmente ne ricuperavano gran parte per la gentile influenza del commercio e delle arti. Sotto il regno di Augusto e de' suoi successori, furono imposti diritti sopra ogni specie di mercanzie, che per mille varj canali scorrevano verso il gran centro della ricchezza e del lusso; e in qualunque modo fosse espressa la legge, ora il compratore romano, non il mercante provinciale, che pagava la tassa(506). La tariffa dei dazj variava dall'ottava alla quarantesima parte del valore delle merci; e possiamo con ragione supporre che la diversità fosse regolata dalle massime inalterabili della politica; che gli oggetti di lusso pagassero un dazio maggiore che quelli di necessità; e che per li prodotti e le manifatture dell'Impero si avesse una maggiore indulgenza, che non pel nocivo o almeno infruttuoso commercio dell'Arabia o dell'India(507). Esiste ancora un lungo, ma imperfetto catalogo delle mercanzie orientali, che verso il tempo di Alessandro Severo soggiacevano alle imposizioni, ed erano la cannella, la mirra, il pepe, lo zenzero e tutti gli aromati; una gran varietà di pietre preziose, tra le quali il diamante era la più riguardevole pel suo valore, e lo smeraldo per la sua bellezza(508); le pelli che venivano dalla Partia e da Babilonia, i cotoni, le sete gregge o lavorate, l'ebano, l'avorio e gli eunuchi(509). È da notarsi che l'uso ed il prezzo di questi schiavi effeminati andò crescendo in proporzione della decadenza dell'Impero.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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