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      Tutto il Mondo romano alzò un clamore generale d'indignazione, gridando vendetta contro il nemico comune del genere umano. Finalmente un atto di privata oppressione eccitò una provincia pacifica, e disarmata a ribellarsi contro di lui(536).
      Il Procuratore dell'Affrica era un ministro degno di un tal Sovrano, che considerava le tasse e le confiscazioni dei ricchi come uno dei più fertili rami delle entrate imperiali. Era stata pronunziata un'iniqua sentenza contro alcuni ricchissimi giovani affricani, l'esecuzione della quale dovea privarli della maggior parte del loro patrimonio. In quell'estremità si risolvettero disperatamente di compire o di prevenire la loro rovina. Il respiro di tre giorni, ottenuto con difficoltà dal rapace Tesoriere, fu impiegato a raccogliere dalle loro terre un gran numero di schiavi, e di contadini ciecamente addetti ai comandi dei loro padroni, e rusticamente armati di bastoni e di scuri. I capi della congiura, ammessi all'udienza del Procuratore lo trucidarono con i pugnali, che aveano nascosti; ed assistiti dal loro tumultuoso seguito s'impadronirono della piccola città di Tisdro(537), inalberandovi l'insegna della ribellione contro il Sovrano del romano Impero. Appoggiavano le loro speranze sull'odio generale contro Massimino, e prudentemente si risolvettero di opporre a quel detestato tiranno un Imperatore, che colle sue dolci virtù avea già acquistato l'amore e la stima dei Romani, e la cui autorità su quella provincia potea dar peso e stabilità all'impresa.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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