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      Cartagine, priva di difesa, aprì le porte al vincitore, e l'Affrica fu esposta alla rapace crudeltà di uno schiavo, obbligato a soddisfare il suo implacabile padrone con una immensa quantità di sangue e di tesori(550).
      Il fato dei Gordiani riempì Roma di un giusto ma inaspettato terrore. Il Senato, convocato nel Tempio della Concordia, affettava di trattare gli affari ordinarj di quel giorno, e parea che tremante ed inquieto evitasse di considerare il proprio ed il pubblico pericolo. Una tacita costernazione avea sorpreso ognuno, finchè un Senatore, del nome e della famiglia di Traiano, riscosse i compagni dal lor funesto letargo. Rappresentò egli che la scelta di caute dilatorie misure non era da gran tempo più in lor potere; che Massimino, implacabile per natura, ed inasprito dalle offese, si avanzava verso l'Italia conducendo le forze dell'Impero; e che ad essi rimaneva la sola alternativa o d'incontrarlo coraggiosamente in campo, o di aspettar vilmente i tormenti e la morte ignominiosa, riservata ai ribelli infelici. "Abbiamo perduto" prosegui egli "due eccellenti Principi; ma se noi non abbandoniamo noi stessi, le speranze della Repubblica non sono perite con i Gordiani. Vi restano molti Senatori degni del trono per le loro virtù, e capaci di sostenere co' propri talenti la dignità imperiale. Eleggiamo due Imperatori, uno dei quali possa dirigere la guerra contro il pubblico nemico, mentre il suo collega rimarrà in Roma a regolare il governo civile. Io di buona voglia mi espongo al pericolo ed all'odiosità della scelta, e dò il mio voto in favore di Massimo e di Balbino.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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