Il ritorno di Massimo fu una processione trionfale. Il suo collega ed il giovane Gordiano uscirono ad incontrarlo, ed i tre Principi fecero il loro ingresso nella Capitale, accompagnati dagli Ambasciatori di quasi tutte le città dell'Italia, onorati con isplendide offerte di gratitudine e di superstizione, e ricevuti con sincere acclamazioni dal Senato e dal Popolo, che ad un secolo di ferro si persuadevano di vedere succedere un secolo d'oro(562). La condotta dei due Imperatori corrispose a queste aspettative. Rendevan essi la giustizia in persona; ed il rigore dell'uno veniva temperato dalla clemenza dell'altro. Le tasse eccessive, con le quali avea Massimino aggravato i diritti delle eredità e delle successioni, furono abolite o almen moderate. Si ristabilì la disciplina, e col consiglio del Senato furono promulgate molte leggi da' suoi imperiali Ministri, i quali procuravano di ristabilire la civile costituzione sulle rovine della tirannide militare. "Qual ricompensa possiamo aspettarci per avere liberata Roma da un mostro?" dimandò Massimo in un momento di libertà e di confidenza. Balbino immediatamente rispose: "L'amor del Senato, del Popolo, e di tutto il genere umano". - "Ahimè" riprese il suo più penetrante Collega "ahimè! io pavento l'odio dei soldati, ed i funesti effetti del loro risentimento"(563). L'evento giustificò pur troppo i suoi timori.
Nel tempo che Massimo si preparava a difendere l'Italia contro il comune nemico, Balbino, rimasto in Roma, si era trovato impegnato in qualche scena di sangue e d'intestina discordia.
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