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      I soldati dovean dunque adottare nuove massime di ubbidienza al Senato; e qualunque clemenza affettasse quella politica assemblea, essi temevano una lenta vendetta, colorita col nome di disciplina, e giustificata col bel pretesto del pubblico bene. Ma stava sempre nelle lor mani la sorte loro, e se avevano il coraggio di sprezzare i vani terrori di una impotente Repubblica, potean facilmente convincere il Mondo, che i padroni delle armi eran padroni del Governo ancora e dello Stato.
      Quando il Senato elesse due Principi, è probabile che, oltre l'esposta ragione di provvedere alle diverse emergenze della pace e della guerra, avesse pure il secreto desiderio d'indebolire con la divisione il dispotismo della suprema Magistratura. Fu efficace la loro politica, ma divenne fatale agli Imperatori e a loro medesimi. La gelosia dell'autorità fu presto inasprita dalla diversità dei caratteri. Massimo disprezzava Balbino come un nobile dissoluto, ed era a vicenda sprezzato dal suo collega come un oscuro soldato. Benchè non si vedesse la loro tacita discordia, pure ognun l'intendea(567); ma la consapevolezza de' loro scambievoli sentimenti li distolse dall'unirsi per prendere vigorose providenze di difesa contro i Pretoriani, loro comuni nemici. Tutta la città era occupata nei giuochi Capitolini, e gl'Imperatori erano rimasti soli nel loro palazzo. Furono ad un tratto atterriti all'arrivo di una truppa di disperati assassini. Ignari dei disegni e delle situazioni scambievoli (giacchè sempre occupavano appartamenti lontani), temendo di dare o di ricevere aiuto, perdettero quei momenti importanti in vane dispute ed in rimproveri inutili.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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