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      L'arrivo delle guardie terminò la vana contesa. Esse presero gl'Imperatori del Senato (che così li chiamavano con maligno disprezzo), li spogliarono dei loro ornamenti, e li strascinarono insolentemente in trionfo per le contrade di Roma, risoluti di far soffrire a questi Principi sventurati una morte lenta e crudele. Il timore che i fedeli Germani della guardia imperiale non corressero a liberarli, ne abbreviò i tormenti; ed i loro corpi, lacerati da mille ferite, furono abbandonati agl'insulti o alla compassione della plebe(568).
      Nello spazio di pochi mesi, sei Principi erano stati assassinati. Gordiano, che avea già ricevuto il titolo di Cesare, fu il solo che i soldati credessero degno di occupare il trono vacante(569). Lo condussero al campo ed unanimemente(570) lo salutarono Imperatore ed Augusto. Il suo nome era caro al Senato ed al Popolo; la sua tenera età prometteva una lunga impunità alla militare licenza; e la sommissione di Roma e delle province alla scelta fatta dai Pretoriani, salvò la Repubblica (con danno per altro della sua libertà e della sua autorità) dagli orrori di una nuova guerra civile nel cuore della Capitale(571).
      Siccome il terzo Gordiano morì in età di diciannove anni, la storia della sua vita, quand'anche ci fosse stata descritta con maggiore esattezza, conterrebbe poco più che il ragguaglio della sua educazione e della condotta dei ministri, che a vicenda regolarono la semplice ed inesperta di lui gioventù, o che ne abusarono. Subito dopo il suo avvenimento, cadde nelle mani degli eunuchi di sua madre, perniciosa peste orientale, che dal regno di Elagabalo in poi aveva sempre infestata la Corte romana.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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