Gli Assiri regnarono sull'Oriente(585), finchè lo scettro di Nino e di Semiramide cadde dalle mani degl'infiacchiti loro successori. I Medi ed i Babilonesi si divisero il loro Impero, poi furono essi stessi assorbiti nella monarchia dei Persiani, le cui armi non poterono contenersi negli angusti confini dell'Asia. Serse, il discendente di Ciro, seguitato, come si dice, da due milioni d'uomini, invase la Grecia. Trentamila soldati, comandati da Alessandro, figliuolo di Filippo, a cui i Greci avean affidata la loro gloria e vendetta, bastarono per soggiogare la Persia. I Principi(586) della famiglia di Seleuco usurparono e perderono l'Impero macedone dell'Oriente. Quasi nel tempo stesso che con un vergognoso trattato cedevano ai Romani il paese, che giace di qua dal monte Tauro, i Parti, oscura tribù d'origine scitica, li discacciarono da tutte le province dell'Asia superiore. La formidabile potenza dei Parti, che si stendeva dall'India alle frontiere della Siria, fu distrutta a sua volta da Ardshir o Artaserse, fondatore di una nuova dinastia, la quale sotto il nome di Sassanidi governò la Persia fino all'invasione degli Arabi. Questa grande rivoluzione, di cui presto sentirono i Romani la fatale influenza, seguì nel quarto anno di Alessandro Severo, dugento ventisei anni dopo(587) l'Era Cristiana.
Artaserse avea servito con molta riputazione nelle armate di Artabano, ultimo Re dei Parti, e si vede che l'ingratitudine regia (solita ricompensa del merito sopreminente) lo rendette esule e ribelle.
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