Il gran Re fu messo in fuga dal di lui valore; e un immenso bottino e la conquista della Mesopotamia furono gl'immediati frutti di una segnalata vittoria. Tali sono le circostanze di così fastosa ed improbabile relazione, dettata, come troppo chiaramente apparisce, dalla vanità del Monarca, adornata dalla sfacciata adulazione dei cortigiani, e ricevuta senza contraddizione dal lontano, ed ossequioso Senato(635). Lungi dal credere che le armi di Alessandro riportassero alcun memorabile vantaggio sopra i Persiani, siamo indotti a dubitare che tutta questa luce di gloria immaginaria fosse diretta a nascondere qualche vero disastro.
Sono confermati i nostri sospetti dall'autorità di uno storico contemporaneo, il quale parla con rispetto delle virtù di Alessandro, e con sincerità de' suoi difetti. Egli descrive il giudizioso disegno, ch'era stato formato per la condotta di quella guerra. Tre eserciti romani doveano invadere nel tempo stesso, e da tre diverse parti, la Persia: ma le operazioni della campagna, benchè saggiamente concertate, non vennero eseguite con abilità, o con buon successo. La prima di queste armate appena si fu innoltrata nelle paludose pianure di Babilonia, verso l'artificiale confluente dell'Eufrate e del Tigri(636), fu circondata dal numero superiore dei nemici, e distrutta dalle loro saette. L'alleanza di Cosroe re dell'Armenia(637), e il lungo tratto di montuoso paese, nel quale poco agiva la cavalleria persiana, aprì un libero ingresso nel cuore della Media alla seconda armata romana.
| |
Mesopotamia Monarca Senato Alessandro Persiani Alessandro Persia Babilonia Eufrate Tigri Cosroe Armenia Media
|