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      Impazienti della fatica o dell'indugio questi guerrieri mezzo armati correvano alla battaglia con dissonanti strida e in disordinate file; e talvolta collo sforzo del valor naturale superavano la forzata e più artificiale bravura dei mercenarj romani. Ma siccome i Barbari perdevano tutto il loro vigore nel primo assalto, non sapevano nè come riordinarsi, nè come ritirarsi. Una resistenza improvvisa cagionava la loro disfatta; e la disfatta era quasi sempre una total distruzione. Quando noi riflettiamo all'intera armatura dei soldati romani, alla loro disciplina, agli esercizj, all'evoluzioni, ai campi fortificati, e alle macchine militari, restiamo giustamente sorpresi, che il nudo e non assistito valore dei Barbari osasse incontrare in campo la forza delle legioni, e delle diverse truppe ausiliarie, che secondavano le loro operazioni. Troppo fu ineguale il conflitto, finchè il lusso non ebbe snervato il vigore degli eserciti romani, e lo spirito di disubbidienza e di sedizione non n'ebbe corrotta la disciplina. L'introduzione dei Barbari ausiliarj in quelle armate fu un passo accompagnato da molti ovvj pericoli, giacchè così poterono i Germani a poco a poco istruirsi nelle arti della guerra e della politica. Benchè vi fossero ammessi in piccol numero e con le maggiori precauzioni, l'esempio di Civile fu proprio a convincere i Romani che il pericolo non era immaginario, e che le loro precauzioni non erano sempre bastanti(717). Nelle guerre civili, che seguitarono la morte di Nerone, quell'artificioso ed intrepido Batavo, che i suoi nemici medesimi paragonarono ad Annibale ed a Sertorio(718), formò un gran disegno di libertà e di ambizione.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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