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      Le truppe imperiali erano più numerose(733); ma l'esercito dei ribelli era tutto composto di veterani, e comandato da un Capo abile e sperimentato. Filippo o fu ucciso nella battaglia, o messo a morte pochi giorni dopo in Verona. Il suo figlio e collega nell'Impero fu trucidato in Roma dai Pretoriani; e Decio vittorioso con le più favorevoli circostanze, che potessero in quel secolo servir di pretesto all'ambizione, fu universalmente riconosciuto dal Senato e dalle province. Vien riferito che immediatamente dopo d'avere contro sua voglia accettato il titolo di Augusto, avea con un secreto messaggio informato Filippo della sua innocenza e della sua fedeltà, solennemente protestando che al suo arrivo nell'Italia deporrebbe gli ornamenti imperiali, e rientrerebbe nella condizione di suddito obbediente. Poteano essere sincere le sue proteste. Ma nella situazione, in cui l'avea posto la sorte, era quasi impossibile ch'egli potesse o perdonare, od ottenere il perdono.
      [A. D. 250]L'Imperatore Decio aveva impiegati pochi mesi nella opera della pace, e nell'amministrazione della giustizia, quando l'invasione dei Goti lo chiamò sul Danubio. È questa la prima importante occasione, nella quale la Storia faccia menzione di quel gran popolo, che atterrò di poi la romana potenza, saccheggiò il Campidoglio, e regnò nella Gallia, nella Spagna, e nell'Italia. Essi contribuirono cotanto alla sovversione dell'Impero occidentale, che il nome de' Goti viene spesso, ma impropriamente, usato come una generale denominazione di Barbari bellicosi e feroci.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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