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      Finchè le remote rive del Niester si considerarono come gli argini della potenza romana, le fortificazioni del Danubio inferiore furono più trascuratamente custodite, e gli abitanti della Mesia vissero in una indolente sicurezza, scioccamente credendosi ad una inaccessibil distanza da qualunque Barbaro invasore. L'irruzione dei Goti sotto il regno di Filippo, fu per loro un disinganno funesto. Il Re o sia condottiero di quella feroce nazione traversò con disprezzo la Dacia, e passò il Niester ed il Danubio senza incontrare ostacolo, che ritardar potesse i suoi progressi. Il rilassamento della disciplina fece perdere alle guarnigioni romane i posti più importanti, ed il timore del meritato castigo indusse gran parte di loro ad arrolarsi sotto le insegne dei Goti. Comparve finalmente quella moltitudine di tanti diversi Barbari sotto le mura di Marcianopoli, città fabbricata da Traiano in onore della sorella, e Capitale allora della seconda Mesia(759). Gli abitanti furono contenti di riscattare le loro vite ed i loro beni con una somma considerabile, e gl'invasori si ritirarono di nuovo nei loro deserti, animati, anzichè soddisfatti dai primi successi dell'armi loro contro un ricco, ma debol paese. Venne ben presto a Decio la nuova che Gniva, Re dei Goti, avea di nuovo passato il Danubio con forze più considerabili; che i suoi numerosi distaccamenti devastavano la Mesia; mentre il grosso dell'esercito, consistente in 70000 Germani e Sarmati, forza sufficiente per le più ardite imprese, esigeva la presenza del Monarca romano, e lo sforzo del suo poter militare.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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