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      Dopo il sacco di Prusa, si avanzarono i Goti a diciotto miglia da quella città(847), già da loro destinata alla distruzione; ma un fortunato accidente differì la rovina di Cizico. Era la stagione piovosa, ed il lago Apolloniate, ricetto di tutte le acque del monte Olimpo, crebbe ad un'insolita altezza. Il piccolo Rindaco, che scaturisce dal lago, divenne, gonfiando, un ampio e rapido fiume, ed arrestò il progresso dei Goti. La loro ritirata nella marittima città di Eraclea, dov'era probabilmente la flotta, fu accompagnata da un lungo treno di carri carichi delle spoglie della Bitinia, e segnata dalle fiamme di Nice e di Nicomedia da loro per diletto incendiate(848). Si riportano alcuni oscuri argomenti di una incerta battaglia, che assicurò la loro ritirata(849). Ma una piena vittoria ancora stata sarebbe di poco vantaggio, giacchè l'avvicinamento dell'equinozio autunnale intimava ad essi di affrettare il ritorno. Il navigare nell'Eusino avanti il mese di Maggio, o dopo quel di settembre, è stimato dai Turchi moderni come il più certo esempio di temerità o di pazzia(850).
      Quando siamo informati che la terza flotta, equipaggiata dai Goti nei porti del Bosforo, consisteva in cinquecento vele(851), la nostra pronta immaginazione calcola in un istante e moltiplica il formidabile armamento; ma assicurati dal giudizioso Strabone(852) che le navi piratiche usate dai Barbari del Ponto e della Scizia Minore, non erano capaci di contenere più di venticinque o trenta uomini, possiamo con certezza affermare, che quindicimila guerrieri al più s'imbarcarono in quella grande spedizione.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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