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      Appena ch'e' si trovarono sicuri in seno all'Eusino, presero terra ad Anchiale nella Tracia, vicino alle falde del monte Emo; e dopo tutte le loro fatiche, si sollevarono coll'uso di quelle salubri e piacevoli terme. Nè rimaneva del loro viaggio che una corta e facile navigazione(858). Tali furono le varie vicende di questa terza, e loro maggior impresa navale. Sembra difficile a concepire, come un corpo, in principio di quindicimila guerrieri, potesse sostenere le perdite e le divisioni di una impresa sì ardita. Ma a misura che il loro numero veniva a poco a poco diminuito dalla spada, dai naufragi, e dall'influenza di un clima caldo, era continuamente rinnovato dalle truppe di banditi e di disertori, che concorrevano sotto l'insegna del saccheggio, e da una turma di schiavi fuggitivi, spesso di estrazione germana o sarmatica, che ansiosamente prendevano la gloriosa opportunità di rompere i loro ferri e di vendicarsi. In queste spedizioni, la gotica nazione pretese d'avere avuta una maggior parte nell'onore e nel pericolo: ma le tribù, che combatterono sotto le gotiche insegne, sono talvolta distinte e talvolta confuse nelle imperfette Storie di quel secolo; e siccome le barbare flotte uscir parvero dalla foce del Tanai, così fu spesso data a quella mista moltitudine(859) la vaga e familiare denominazione di Sciti.
      Nelle generali calamità del Genere Umano la morte di un individuo, quantosivoglia illustre, o la rovina di un edifizio, quantosivoglia famoso, si trapassano con una indolente non curanza.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Primo
di Edoardo Gibbon
pagine 475

   





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