Do art. am. l. I, e sotto il suo successore, finchè la giustizia di Tiberio fu tratta ad usare qualche severità (ved. Tacito, Annal. II 85; Giuseppe Antichità l. XVIII c. 3.
(125) Tertulliano Apolog. c. 6 p. 74 ediz. Averc. Credo che questo stabilimento possa attribuirsi alla pietà della famiglia Flavia.
(126) Ved. Tito Livio l. XI e XXIX.
(127) Macrob. Saturn. l. III c. 9. Questo autore ci dà una formola di evocazione.
(128) Minuzio Felice in Octavio p. 54. Arnobio l. VI p. 115.
(129) Tacito annal. XI 24. Il Mondo Romano del dotto Spanheim è una storia completa della progressiva ammissione del Lazio, dell'Italia e delle province alla cittadinanza romana.
(130) Erodoto V 97. Questo numero sembra considerabile e par credibile che l'Autore se ne sia rapportato al rumor popolare.
(131) Ateneo Deipnosophist. l. VI p. 172 ediz. di Casaubono; Meursio De fortuna Attica c. 4.
(132) Ved. in Beaufort Rep. Rom. l. IV c. 4 il numero esatto dei cittadini che ogni censo comprendeva.
(133) Appiano De bello civili l. I. Vallejo Patercolo, l. II c. 15 16 e 17.
(134) Mecenate lo consigliò di dare con un editto il titolo di cittadino a tutti i suoi sudditi; ma vien giustamente sospettato che Dione Cassio sia l'autore d'un consiglio così bene adattato alla pratica del suo secolo, e così poco alla politica di Augusto.
(135) I Senatori erano obbligati di avere il terzo dei loro beni in Italia. Ved. Plinio l. VI epist. 19. Marco Aurelio permise loro di non avervi che il quarto. Dopo il regno di Traiano, l'Italia cominciò a non essere più distinta dalle altre province.
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