Ved. Luciano nell'Eunuc. tom. II p. 353 ediz. Reitz Filostrat, l. II p, 566. Storia Augusta p. 2. Dione Cassio l. LXXI p. 1195.
Lo stesso Giovenale, in una satira piena di mal talento, la quale ad ogni linea tradisce la sua invidia e il suo scontento, è però obbligato a soggiugnere
- O Juvenes circumspicit, at agitat vos,
Materiamque sibi Ducis indulgentia quaerit.
Sat. VII 20.
(220) Longin. Del sublime c. 43 p. 229 ediz. Toll. Qui possiamo dire di questo grande Scrittore ch'egli unisce l'esempio al precetto. In vece di proporre arditamente i suoi sentimenti, esso gli insinua colla più gran riserva, li pone in bocca di un amico, e per quanto se ne può giudicare da un testo corrotto, mostra di volerli confutare egli stesso.
(221) Orosio VI 18.
(222) Giulio Cesare introdusse i soldati, gli stranieri, ed i semibarbari nel Senato (Sveton. in Cesar. c. 77 80.) L'abuso divenne ancor più scandaloso dopo la sua morte.
(223) Dione Cassio l. LII p. 693, Svetonio in August. c. 55.
(224) Dione Cassio l. LIII p. 698 ci dà una prolissa e gonfia parlata fatta in questa grande occasione. Io ho preso da Svetonio e da Tacito la espressioni naturali ad Augusto.
(225) Imperator (di cui noi abbiam fatto Imperatore) al tempo della Repubblica non significava altro che Generale, ed era un titolo sul campo di battaglia solennemente dai soldati accordato al vittorioso lor Capo. Quando i romani Imperatori lo assumevano in quel senso, lo ponevano dopo il lor nome, e notavano quante volte lo avevano preso.
(226) Dione l. LIII p. 103 ec.
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