Dione l. LXXVII p. 1307.
(431) Erod. l. IV p. 147. In tutti i campi degli eserciti romani s'innalzava a canto al quartier generale una piccola cappella, nella quale si custodivano ed adoravano le divinità Tutelari. Le Aquile e le altre insegne militari tenevano tra queste il primo luogo. Questa eccellente istituzione avvalorava la disciplina con la sanzione della religione. Vedi Giusto Lipsio de militia Romana, IV 5. V 2.
(432) Erodiano l. IV p. 148: Dione Cassio l. LXXVII. p. 1289.
(433) Geta fu collocato tra gli Dei. Sit divus, disse il fratello, dum non sit vivus. Stor. Aug. p. 91. Si trovano tuttavia sulle medaglie alcuni indizj della consacrazione di Geta.
(434) Dione l. LXXVII p. 1307.
(435) Dione l. LXXVII p. 1290. Erodiano l. IV p. 150. Dione Cassio dice (p. 1298) che i poeti comici non ardirono più far uso del nome di Geta nelle lor commedie, e che si confiscavano i beni di coloro, che avevano fatto qualche legato a quel Principe infelice.
(436) Caracalla aveva preso i nomi di molte vinte nazioni; ed avendo egli riportati alcuni vantaggi su i Goti o sia Geti, Pertinace osservò che il nome di Getico, conveniva benissimo all'Imperatore dopo quelli di Partico, Alemannico ec. Stor. Aug. P. 89.
(437) Dione l. LXXVII p. 1291. Discendeva probabilmente da Elvidio Prisco e da Peto Trasea, cittadini illustri, dei quali Tacito ha fatta immortale la intrepida, ma inutile ed inopportuna virtù.
(438) Si pretende che Papiniano fosse parente dell'Imperatrice Giulia.
(439) Tacito an. XIV 11.
(440) Stor.
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