(503) Plinio Stor. Nat. l. XXXIII c. 4. Parla egli ancora di una miniera d'argento nella Dalmazia, che rendeva allo Stato cinquanta libbre il giorno.
(504) Strabone l. X p. 485. Tacito. Ann. III 69. IV 30. Vedi in Tournefort (viaggio del Levante l. VIII) una eloquente descrizione dell'attuale miseria di Giera.
(505) Giusto Lipsio (De Magnitudine romana l. 2 c. 3) fa montare l'entrata a cento cinquanta milioni di scudi d'oro, ma tutta la sua opera, benchè ingegnosa e piena di erudizione, è il frutto di una fantasia riscaldata.
(506) Tacito Ann. XIII 31.
(507) Ved. Plinio (Stor. Nat. l. VI c. 23. l. XII. c. 18.) Osserva egli che le merci dell'Indie si vendevano a Roma cento volte più del loro primitivo valore: dal che si può formare una idea del prodotto delle dogane, poichè questo valore primitivo a detta del medesimo Plinio montava per lo meno a più di 1,600,000 zecchini.
(508) Gli antichi ignoravano l'arte di faccettare il diamante.
(509) Il Sig. Bouchaud nel suo trattato delle imposizioni dei Romani ha trascritta questa lista che si trova nel Digesto, ed ha voluto illustrarla con un prolisso commentario.
(510) Tacito Ann. I. 78. Due anni dopo l'Imperatore Tiberio avendo soggiogato il povero regno di Cappadocia, ne trasse un pretesto per diminuire di metà l'imposizione sulle vendite; ma questa diminuzione fu di poca durata.
(511) Dione l. LV 794 l. LVI p. 825.
(512) Una tal somma si stabilisce per congettura.
(513) Per molti secoli, nei quali sussistè il diritto romano, i cognati o parenti dal canto di madre non erano chiamati alla successione.
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