Pagina (14/377)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Dovč Aureliano la continua fortuna delle sue armi alla rigorosa attenzione posta agli articoli anche pių minuti della disciplina. I suoi militari regolamenti sono contenuti in una lettera assai concisa ad un subalterno Uffiziale, al quale comanda di porli in vigore, se desidera di divenir tribuno, o se gli č cara la vita. Il giuoco, il bere, e le arti della divinazione erano severamente proibite. Aureliano pretendeva che i suoi soldati fossero modesti, frugali e laboriosi; che sempre si mantenesser lucenti le loro armi, aguzze le spade, pronti i vestiti e i cavalli all'immediato servizio; che vivessero nei loro quartieri con castitā e sobrietā, senza danneggiare i campi di grano, senza rubare neppure una pecora, un volatile, un grappolo di uva, senza esigere dai loro ospiti nč sale, nč olio, nč legna. "La pubblica paga (continua l'Imperatore) č bastante al loro sostentamento; le ricchezze debbono ricavarsi dalle spoglie de' nemici e non dal pianto dei Provinciali19." Un solo esempio servirā a mostrare il rigore, anzi la crudeltā di Aureliano. Un soldato avea sedotta la moglie del proprio ospite. Fu il misero colpevole legato a due alberi, che piegati a forza l'uno con l'altro, e di poi violentemente separandosi, stracciarono le di lui membra. Pochi consimili esempi impressero una salutevol costernazione. I castighi di Aureliano eran terribili, ma raramente ebbe occasione di punire due volte uno stesso delitto. La sua propria condotta dava la sanzione alle sue leggi, e le sediziose legioni temevano un Capo, che aveva imparato ad ubbidire, ed era degno di comandare.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





Aureliano Uffiziale Imperatore Provinciali Aureliano Aureliano Capo