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      Si stabilģ a poco a poco una comunicazione di commercio e di lingua tra le opposte rive del Danubio; e la Dacia, divenuta indipendente, fu spesso l'argine pił saldo dell'Impero contro le invasioni dei selvaggi del Settentrione. Un sentimento d'interesse legava all'alleanza di Roma questi Barbari inciviliti; ed un interesse costante si converte bene spesso in sincera ed utile amicizia. Questa mista colonia, che occupava l'antica provincia, e si era insensibilmente confusa in un popolo numeroso, riconosceva tuttavia il superior nome, o l'autoritą della Gotica Tribł, e pretendeva l'immaginario onore di trarre dalla Scandinavia l'origine. Nel tempo stesso la fortunata, benchč casuale somiglianza del nome di Geti, infuse tra i creduli Goti una vana credenza, che nei tempi remoti i loro antenati, gią stabiliti nelle province della Dacia, avessero ricevute le istruzioni di Zamolsi e represse le vittoriose armi di Sesostri e di Dario24.
      Mentre la vigorosa e moderata condotta di Aureliano ristabiliva la frontiera dell'Illirico, gli Alemanni25 violarono le condizioni della pace o comprate da Gallieno o imposte da Claudio, ed animati dalla impaziente lor gioventł, corsero improvvisamente alle armi. Quarantamila cavalli26 e un doppio numero di fanti27 apparvero in campo. I primi oggetti della loro avarizia furono alcune poche cittą della Retica frontiera; ma presto crescendo col buon successo le loro speranze, sparsero gli Alemanni con rapida mossa la devastazione dalle rive del Danubio a quelle del Po28.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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