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      Fu ai figli di Tacito e di Floriano permesso di scendere allo stato privato, e di restar confusi nella generale massa del popolo. La loro povertà veramente servì d'un'altra difesa alla loro innocenza. Quando fu Tacito eletto dal Senato, egli consacrò al pubblico servizio l'ampio suo patrimonio117, atto di speciosa generosità in apparenza, ma che evidentemente svelava la sua intenzione di trasmettere l'Impero ai suoi discendenti. L'unica consolazione del loro caduto stato fu la memoria di una passeggiera grandezza, e la lontana speranza, figlia di una profezia lusinghiera, che sorgerebbe dopo mille anni dalla stirpe di Tacito un Monarca protettor del Senato, ristauratore di Roma, e conquistatore di tutta la terra118.
      I contadini dell'Illirico, che già dato aveano al cadente Impero e Claudio e Aureliano, poterono con egual diritto gloriarsi dell'innalzamento di Probo119. Quasi venti anni avanti, l'Imperator Valeriano, con la solita sua penetrazione, avea conosciuto il nascente merito di quel giovane soldato, al quale conferì il posto di Tribuno molto innanzi all'età prescritta dalle regole militari. Il Tribuno giustificò ben presto la di lui scelta con una vittoria sopra un gran corpo di Sarmati, nella quale salvò la vita ad uno stretto parente di Valeriano, e meritò di ricevere dalle mani dell'Imperatore le collane, i monili, le lance e le insegne, la corona murale e la civica, e tutte le onorevoli ricompense destinate dall'antica Roma ad un fortunato valore. La terza legione, e quindi la decima furono affidate al comando di Probo, che ad ogni passo della sua promozione si mostrò superiore al posto ch'egli occupava.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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