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      Nel centro dell'edifizio, l'arena, o il teatro, era coperto della pił fina sabbia, e prendea successivamente le pił diverse forme. Ora poteva sorgere dalla terra come il giardino dell'Esperidi, e dopo era rotto in rupi e caverne simili a quelle della Tracia. I sotterranei canali conducevano una quantitą inesauribile di acqua; e quel che un momento avanti sembrava un piano ben livellato, poteva improvvisamente cangiarsi in un vasto lago coperto di armate navi, e ripieno dei mostri dell'Oceano192. Nella decorazione di queste scene gl'Imperatori Romani facevano pompa delle loro ricchezze e della lor liberalitą, e noi leggiamo che in diverse occasioni tutti gli ornamenti dell'anfiteatro erano o di argento o di oro o di ambra193. Il poeta, che descrive i giuochi di Carino, sotto il carattere di un pastore tratto alla Capitale dalla fama della loro magnificenza, afferma che le reti destinate, come per difesa, contro le fiere, erano di filo d'oro; che i portici erano dorati; e che il balteo o cerchio, che divideva i diversi ordini degli spettatori gli uni dagli altri, era adornato con un prezioso mosaico di bellissime pietre194.
      [A.D. 284]In mezzo a questa splendida pompa l'Imperatore Carino, sicuro della sua fortuna, godeva delle acclamazioni del popolo, dell'adulazione dei cortigiani e dei canti dei poeti, che in mancanza di un merito pił essenziale, eran ridotti a celebrare le grazie divine della persona di lui195. Nell'ora stessa, ma in distanza di novecento miglia da Roma, il suo fratello rendeva lo spirito; ed una subita rivoluzione facea passare nelle mani di uno straniero lo scettro della famiglia di Caro196.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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