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      Tutti quei vantaggi e quei difetti, che poterono accompagnare queste innovazioni, doverono in gran parte attribuirsi al primo inventore; ma siccome il nuovo edifizio di politica fu a poco a poco perfezionato e compito dai Principi successori, sarà ben fatto differire a considerarlo al tempo della sua piena maturità e perfezione310. Riserbando pertanto al regno di Costantino un più esatto quadro del nuovo Impero, ci contenteremo di descriverne il principale e decisivo contorno, come fu disegnato dalla mano di Diocleziano. Egli aveva associato tre colleghi all'esercizio del sapremo potere; e giudicando che i talenti di un solo erano inadeguati alla pubblica difesa, considerò la congiunta amministrazione di quattro Principi non come temporario espediente, ma come legge fondamentale della costituzione. Volle che il distintivo dei due più vecchi Principi fossero il diadema e il titolo di Augusto; che questi (secondo che l'affetto o la stima dirigesse la loro scelta) regolarmente chiamassero in loro aiuto due subordinati colleghi; e che i Cesari, innalzati a vicenda al primo posto, dessero una successione non interrotta d'Imperatori. L'Impero fu diviso in quattro parti. L'Oriente e l'Italia erano le più onorevoli; il Danubio ed il Reno, le più faticose. Le prime esigevano la presenza degli Augusti; le seconde erano affidate al Governo dei Cesari. La forza delle legioni era nelle mani dei quattro Soci della sovranità, e la disperazione di vincer successivamente quattro formidabili rivali, poteva intimorire l'ambizione di un intraprendente Generale.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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