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      Vi č dalla parte di settentrione la baia che conduceva all'antica cittą di Salona; il prospetto e la campagna, che si vede al di lą della stessa, forma un bel contrapposto a quella pił estesa veduta di acqua, che l'Adriatico presenta al mezzogiorno ed all'oriente. Verso il Settentrione č chiusa la scena da alte e irregolari montagne, situate in giusta distanza, e coperte in molti luoghi di villaggi, di boschi, e di vigne324."
      Benchč Costantino, per un pregiudizio assai ovvio, parli del palazzo di Diocleziano con un affettato disprezzo325, pure uno dei suoi successori, che potč solamente vederlo in uno stato mutilato e negletto, ne celebra la magnificenza con termini della pił alta ammirazione326. Occupava questo un'estensione di terreno tra i nove o dieci jugeri inglesi. Era di forma quadrangolare, fiancheggiato da sedici torri. Due dei lati erano lunghi quasi seicento piedi, e gli altri due, quasi settecento. Era tutto costruito di bella pietra viva, tratta dalle vicine cave di Trau o Traguzio, molto poco inferiore al marmo stesso. Quattro strade, intersecate ad angoli retti, dividevano le diverse parti di questo grand'edifizio, e introduceva al principale appartamento un magnifico ingresso, che tuttavia si nomina la Porta d'oro. L'accesso era terminato da un peristilio di colonne di granito, da un lato del quale si scopriva il Tempio quadrato di Esculapio, e dall'altro il Tempio ottangolare di Giove. Diocleziano venerava il secondo di questi numi come protettore della sua fortuna, e il primo come custode della sua salute.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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