Sappiamo da un più recente e molto giudizioso viaggiatore, che le maestose rovine di Spalatro mostrano non meno la decadenza delle arti, che la grandezza dell'Impero Romano al tempo di Diocleziano329. Se tale era veramente lo stato dell'architettura, dobbiamo naturalmente credere che la pittura, e la scoltura avessero sofferto un deterioramento ancor più sensibile. La pratica dell'architettura è diretta da poche generali, anzi meccaniche regole. Ma la scoltura, e la pittura specialmente si propongono l'imitazione non solo delle forme del corpo, ma ancora dei caratteri e delle passioni dell'animo. Poco vale in queste arti sublimi la destrezza della mano, se non viene animata dall'immaginazione, e guidata dal più corretto gusto e dall'osservazione.
È quasi inutile di osservare che le civili discordie dell'Impero, la licenza de' soldati, le irruzioni dei Barbari, ed il progresso del dispotismo divennero fatali al genio, ed anche al sapere. La successione dei Principi Illirici ristabilì l'Impero, senza ristabilire le scienze. La militare loro educazione non era diretta ad inspirare ad essi l'amor delle lettere; e lo spirito stesso di Diocleziano benchè attivo, e abile negli affari non era niente instruito dello studio, o dalla speculazione. Le professioni della legge, e della medicina sono di un uso così comune, o di un profitto così certo che sempre avranno un sufficiente numero di artisti, forniti di ragionevole abilità e sapere. Ma non sembra che gli studenti di quelle due facoltà citino alcun celebre maestro che fiorisse in quel secolo.
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