Fu l'Impero afflitto da cinque guerre civili; ed il rimanente del tempo, anzi che uno stato di tranquillità, fu una sospensione di armi tra diversi nemici monarchi, che riguardandosi l'un l'altro con occhio di timore e di avversione, procacciavano di aumentare le loro rispettive forze a spese dei loro sudditi.
Appena che Diocleziano e Massimiano ebber rinunziato alla porpora, fu il lor posto (secondo le regole della nuova costituzione) occupato dai due Cesari Costanzo e Galerio, i quali presero immediatamente il titolo di Augusto332. Furono gli onori dell'anzianità e della precedenza accordati al primo di questi Principi, ed egli sotto un nuovo titolo continuò ad amministrare il suo antico dipartimento della Gallia, della Spagna e della Britannia. Il governo di quelle ampie Province era sufficiente ad occupare i talenti, ed a soddisfare l'ambizione di lui. La clemenza, la temperanza e la moderazione distinguevano il dolce carattere di Costanzo, ed i felici suoi sudditi ebber sovente occasione di paragonare le virtù del loro Sovrano coi trasporti di Massimiano, e fino cogli artifizi di Diocleziano333. In luogo d'imitare il lor fasto e la loro magnificenza orientale, conservò Costanzo la modestia di un Principe Romano. Egli dichiarava con non affettata sincerità, che il suo più stimato tesoro era nei cuori del suo popolo, e che qualunque volta la dignità del trono o il pericolo dello Stato esigesse qualche straordinario sussidio, egli poteva sicuramente contare sulla loro gratitudine e liberalità334. I provinciali della Gallia, e della Spagna e della Britannia, conoscendo il merito di lui e la propria loro felicità, riflettevano con inquietudine alla decadente salute dell'Imperatore Costanzo, ed alla tenera età della numerosa famiglia, che nata era dal secondo matrimonio di lui colla figlia di Massimiano.
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