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      II. L'ambizioso animo di Galerio si era appena acquietato per le deluse sue mire sulle Galliche Province, che l'inaspettata perdita dell'Italia ne ferì l'orgoglio e l'autorità in una parte ancor più sensibile. Avea la lunga assenza degl'Imperatori ripiena Roma di disgusto e di rancore; ed il popolo a poco a poco s'avvide, che la preferenza data a Nicomedia ed a Milano non dovea attribuirsi alla inclinazione di Diocleziano, ma al permanente sistema del Governo da lui stabilito. In vano, pochi mesi dopo la rinunzia di lui, i successori fecero (in nome del medesimo) la dedica di quei magnifici bagni, le cui rovine forniscono tutt'ora e suolo e materiali per tante Chiese, e Conventi351.
      La tranquillità di quegli eleganti recessi di comodo e di lusso fu disturbata dalle impazienti mormorazioni dei Romani; e a poco a poco si sparse un rumore, che le somme spese in erigere quegli edifizi si trarrebbero ben tosto dalle lor mani. Verso quel tempo l'avarizia di Galerio, o forse i bisogni dello Stato lo avevano indotto a fare un esatto, e rigoroso esame delle possessioni dei sudditi per l'oggetto di una tassa generale su i terreni, e sulle persone. Sembra che si prendesse un minutissimo registro dei loro beni effettivi; e dovunque era il minimo sospetto di nascondiglio, si adoperava francamente la tortura per ottenere una sincera dichiarazione delle loro personali ricchezze352. Più non si aveva riguardo a quei privilegi, che avevano innalzata l'Italia sopra la condizione delle Province; e già i ministri delle pubbliche entrate cominciavano a numerare il popolo Romano, ed a determinare la proporzione delle nuove tasse.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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