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      Con arte più conveniente al carattere di Diocleziano, che al suo proprio, egli diresse l'attacco più contro lo spirito di Severo, che contro le mura di Ravenna. I tradimenti, già provati, avean disposto quel Principe sventurato a diffidare degli amici, e degli aderenti più sinceri. Gli emissari di Massimiano facilmente persuasero alla sua credulità, che si era formata una congiura per tradir la città; e profittando dei suoi timori, lo indussero a non esporsi alla discrezione di un vincitore irritato, ma ad accettare la sicurezza d'una onorevole capitolazione. Egli fu da prima ricevuto con umanità e trattato con rispetto. Massimiano condusse a Roma il prigioniero Imperatore, e lo accertò colle più solenni proteste, che egli cedendo la porpora si sarebbe assicurata la vita. Ma Severo altro non potè ottenere che una piacevol morte e le esequie Imperiali.
      [A.D. 307]Fu ad esso significata la sua sentenza, e lasciato alla sua scelta il modo di eseguirla. Egli preferì il metodo favorito degli antichi, quello cioè di aprirsi le vene; ed appena spirato, fu il suo corpo riposto nel sepolcro, già costruito per la famiglia di Gallieno354.
      Benchè il carattere di Costantino pochissima somiglianza avesse con quello di Massenzio, uguali erano la loro situazione ed il loro interesse; e sembrava che la prudenza esigesse l'unione delle loro forze contro il comune nemico. Nonostante la superiorità dell'età e del grado, l'infaticabil Massimiano passò le Alpi, e sollecitando una personal conferenza col Sovrano della Gallia, seco condusse la sua figliuola Fausta come pegno della nuova alleanza.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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