Nell'Occidente Costantino e Massenzio affettavano di venerare il loro padre Massimiano. Nell'Oriente Licinio e Massimino onoravano con più reale considerazione il loro benefattore Galerio. La diversità di interessi e la memoria di una guerra recente divideva l'Impero in due grandi e nemiche potenze; ma i loro timori scambievoli produssero un'apparente tranquillità, anzi una finta riconciliazione, finchè la morte dei principi più vecchi di Massimiano, e particolarmente di Galerio, diede una nuova direzione alle mire ed alle passioni dei loro sopravviventi colleghi.
Quando Massimiano ebbe con ripugnanza ceduto l'Impero, i venali contemporanei oratori applaudirono alla filosofica sua moderazione. Quando la sua ambizione eccitò o almeno animò una guerra civile, essi rendettero grazie al generoso suo patriottismo, e delicatamente criticarono quell'amore dell'ozio o della solitudine, che lo avea allontanato dal pubblico servizio362. Ma era impossibile che animi simili a quelli di Massimiano e del suo figliuolo, possedessero lungamente d'accordo una indivisa potenza. Massenzio si considerava come il legittimo Sovrano dell'Italia eletto dal Senato e dal popolo Romano; nè soffrir voleva il freno del suo genitore, il quale arrogantemente si dichiarava, che pel suo nome e pe' suoi talenti era stato quel temerario giovine stabilito sul trono. Fu la causa solennemente agitata dinanzi ai Pretoriani e quelle truppe che temevano la severità del vecchio Imperatore, sposarono il partito di Massenzio363. Fu però rispettata la vita e la libertà di Massimiano, ed egli si ritirò dall'Italia nell'Illirico, affettando di pentirsi della sua passata condotta, e secretamente macchinando nuovi mali.
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