Ma il tiranno dell'Italia osò temerariamente di provocare un formidabil nemico, la cui ambizione era fino allora stata raffrenata da considerazioni di prudenza, piuttosto che da massime di giustizia379. Dopo la morte di Massimiano ne furono con ignominia, secondo lo stabilito costume, cancellati i titoli, ed atterrate le statue. Il figliuolo di lui, che lo aveva perseguitato e abbandonato in vita, fece affettata mostra del più religioso rispetto per la sua memoria, ed ordinò che un simil trattamento fosse fatto a tutte le statue, che si erano erette nell'Italia e nell'Affrica in onore di Costantino. Questo savio Principe, il quale desiderava sinceramente di evitare una guerra, della quale egli bastantemente vedeva la difficoltà e l'importanza, dissimulò a principio l'insulto, e cercò i rimedi per la via più mite dei trattati, finchè non fu convinto, che gli ostili ed ambiziosi disegni dell'Imperatore italiano lo ponevano nella necessità di armarsi per la propria difesa. Massenzio, che apertamente dichiarava le sue pretensioni a tutta la monarchia dell'Occidente, aveva di già preparate forze considerabili per invader le Galliche province dalla parte della Rezia, e benchè non potesse promettersi alcun aiuto da Licinio, si lusingò colla speranza, che le legioni Illiriche, allettate dai suoi doni e dalle sue promesse, abbandonerebbero l'insegna di quel Principe, e si dichiarerebbero unanimemente suoi soldati e suoi sudditi380. Costantino non esitò più lungamente. Avea deliberato con cautela, ed operò con vigore.
| |
Italia Massimiano Italia Affrica Costantino Principe Imperatore Occidente Galliche Rezia Licinio Illiriche Principe
|