Diede privata udienza agli Ambasciatori, che a nome del Senato e del Popolo lo supplicavano a liberar Roma da un detestato tiranno; e senza curare le timide rimostranze del suo Consiglio, risolvette di prevenire il nemico, e portar la guerra nel cuor dell'Italia381.
Piena ugualmente di pericolo e di gloria era l'impresa; e l'infelice successo delle due antecedenti invasioni bastavano ad inspirare i più serj timori. Le truppe dei veterani, che veneravano tuttavia il nome di Massimiano, avevano in ambidue quelle guerre abbracciato il partito del suo figliuolo, ed erano allora ritenute per un sentimento di onore non meno che d'interesse dal nutrire un'idea di una seconda diserzione. Massenzio, che riguardava i Pretoriani siccome il più saldo sostegno del suo trono, gli aveva accresciuti fino all'antico lor numero: ed essi componevano, col resto degl'Italiani arrolati al servizio di lui, un formidabil corpo di ottantamila uomini. Quarantamila Mori e Cartaginesi erano stati reclutati dopo la riduzione dell'Affrica. La Sicilia ancora diede la sua porzione di truppe e l'esercito di Massenzio non ascendeva a meno di centosettantamila pedoni e diciottomila cavalli. Le ricchezze dell'Italia servirono alle spese della guerra; e le adiacenti province vennero esauste, per formare immensi magazzini di grano e di ogni altra sorta di provvisioni. Tutte le forze di Costantino consistevano in novantamila pedoni ed ottomila cavalli382; e siccome la difesa del Reno esigeva una straordinaria attenzione nell'assenza dell'Imperatore, non poteva impiegare più della metà delle sue truppe per la guerra d'Italia, senza sacrificare la pubblica salvezza alla sua privata contesa383. Egli marciò alla testa di quarantamila uomini, ad incontrar un nemico, le cui truppe erano per lo meno quattro volte più numerose delle sue.
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