Massimino era stato in segreta confederazione con Massenzio, e senza scoraggiarsi per la disgrazia di lui, risolvè di tentar la fortuna di una guerra civile. Nel colmo dell'inverno si mosse dalla Siria verso le frontiere della Bitinia. La stagione era rigida e tempestosa; perì gran numero d'uomini e di cavalli nella neve, e siccome dalle piogge continue si eran rotte le strade, fu costretto a lasciarsi dietro una parte considerabile del pesante bagaglio, che non poteva seguire la rapidità delle sue marcie forzate. Mediante questo sforzo straordinario di diligenza, egli arrivò con una stanca ma formidabil armata alle rive del Bosforo Tracio, avanti che i capitani di Licinio fossero neppure informati della sua ostile intenzione. Bisanzio, dopo un assedio di undici giorni, si rendè alla forza di Massimino; esso fu trattenuto qualche giorno sotto le mura di Eraclea, ma ebbe appena preso possesso di quella città, che fu sorpreso dalla notizia, che Licinio erasi accampato alla distanza di sole diciotto miglia. Dopo inutili pratiche, nelle quali i due Principi tentarono di sedurre scambievolmente la fedeltà de' loro aderenti, ricorsero alla decisione delle armi. L'Imperatore d'Oriente comandava una truppa disciplinata e veterana di sopra settantamila uomini, e Licinio, che aveva raccolto circa trentamila Illirici, a principio fu oppresso dalla superiorità del numero; ma la sua militar perizia e la fermezza de' suoi soldati rinnovarono la battaglia, ed ottennero una decisiva vittoria.
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