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      Sembrava, che la morte di Massimino assicurasse una favorevole mutazione alla fortuna delle Imperatrici. Il pubblico disordine assopì la vigilanza delle lor guardie, ed esse trovaron facilmente la maniera di fuggire dal luogo del loro esilio, e di condursi, quantunque con cautela e travestite, alla Corte di Licinio. La condotta di lui ne' primi giorni del suo regno, e l'onorevole accoglienza che fece al giovane Candidiano, posero in cuore a Valeria una segreta speranza, tanto relativamente a se stessa, che al suo figliuolo adottivo. Ma succederon ben presto lo spavento e l'orrore a queste grate apparenze, e le sanguinose esecuzioni, che macchiarono il palazzo di Nicomedia, la convinsero a sufficienza, che il trono di Massimino era occupato da un tiranno più inumano di lui. Valeria provvide alla propria sicurezza, mediante una precipitosa fuga, e sempre accompagnata da Prisca sua madre, andò vagando più di quindici mesi414 per varie province, sconosciuta, sotto povere vesti. Furono finalmente scoperte a Tessalonica, e siccome era già stata pronunziata contro di loro la sentenza di morte, vennero immediatamente decapitate, ed i loro corpi gettati nel mare. Il popolo stupì a questo funesto spettacolo; ma ne fu soppresso il cordoglio e lo sdegno dal timor de' soldati. Tal fu l'indegno destino della moglie e della figliuola di Diocleziano. Noi deploriamo le loro disgrazie, noi non possiamo scoprirne i delitti, e per quanto possiam giustamente credere che grande fosse la crudeltà di Licinio, fa sempre maraviglia, che egli non si contentasse di una più segreta e decente maniera di vendicarsi415.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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