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      Fu ammesso all'udienza di Costantino l'Ambasciatore Mistriano, che spaziò ne' comuni argomenti di moderazione e di umanità, sì famigliari all'eloquenza de' vinti; rappresentò nella maniera la più insinuante, ch'era sempre dubbioso l'esito della guerra, mentre le inevitabili calamità della medesima erano dannose del pari ad ambe le parti che contendevano; e dichiarò di essere autorizzato a proporre in nome de' due Imperatori suoi Signori una stabile ed onorevole pace. Il nome di Valente non incontrò appresso Costantino che sdegno e disprezzo. "Non per questo fine (replicò egli burberamente) ci siamo avanzati dai lidi dell'Oceano occidentale con un corso non interrotto di battaglie e di vittorie, ad oggetto cioè di accettar per nostro collega un miserabile schiavo dopo d'aver rigettato un ingrato congiunto. Il primo articolo del trattato dev'essere l'abdicazione di Valente421." Bisognò adattarsi a questa condizione umiliante, e l'infelice Valente, dopo un regno di pochi giorni, fu spogliato della porpora e della vita. Tosto che quest'ostacolo fu tolto di mezzo, si restituì facilmente la tranquillità al Mondo Romano. Le successive disfatte di Licinio avevan rovinate le forze di lui, ma nel tempo stesso ne avevan dimostrato il coraggio ed i talenti. La sua situazione era quasi senza speranza, ma qualche volta gli sforzi della disperazione riescono formidabili; ed il buon senso di Costantino preferì un vantaggio grande e sicuro ad un terzo esperimento della sorte dell'armi. Consentì egli di lasciar al suo rivale, o com'esso chiamava nuovamente Licinio, al suo amico e fratello, il possesso della Tracia, dell'Asia minore, della Siria, e dell'Egitto; ma le Province della Pannonia, della Dalmazia, della Dacia, della Macedonia, e della Grecia furon cedute all'Impero d'Occidente, ed il dominio di Costantino si estese in quest'occasione da' confini della Caledonia fino all'estremità del Peloponeso.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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