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      I. Noi abbiamo gią descritto l'armonia dell'antico mondo in materia di religione, e con quanta facilitą le pił differenti ed anche nemiche nazioni abbracciavano, o almen rispettavano le superstizioni l'una dell'altra. Un solo popolo ricusava di unirsi a questo comune commercio dell'uman genere. I Giudei, che sotto le monarchie degli Assirj e de' Persiani avevan languito per molti secoli come la parte pił disprezzata de' loro schiavi444, si sollevarono dall'oscuritą sotto successori di Alessandro; ed essendo sorprendentemente moltiplicati prima in Oriente poi in Occidente, ben presto eccitarono la curiositą e la maraviglia delle altre nazioni445. La burbera ostinazione, con cui mantenevano le loro speciali cerimonie ed insocievoli usanze, pareva indicare in essi una specie d'uomini distinta dagli altri, che audacemente professavano, o che mal celavano l'odio implacabile, che portavano al resto del genere umano446. Nč la violenza d'Antioco, nč le arti di Erode, nč l'esempio delle nazioni circonvicine poterono mai persuadere i Giudei ad unire con le instituzioni di Mosč l'elegante mitologia de' Greci447. Seguendo le massime di una general tolleranza, i Romani proteggevano anche quelle superstizioni, che disprezzavano448. Augusto, pieno d'indulgenza, condiscese fino a dar ordini, che si offerissero sacrifizi per la sua prosperitą nel tempio di Gerusalemme449, laddove se l'infimo della stirpe d'Abramo avesse prestato simile omaggio al Giove del Campidoglio, sarebbe divenuto un oggetto di esecrazione a se stesso, ed a' propri fratelli.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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