Quasi nel medesimo tempo il Vescovo di Cartagine da una societā men opulenta di quella di Roma raccolse centomila sesterzi (sopra mille settecento zecchini) in una subitanea questua por redimere i fratelli della Numidia, ch'erano stati fatti schiavi dai Barbari del deserto576. Circa cent'anni avanti al regno di Decio, la Chiesa Romana in una sola donazione avea ricevuto la somma di dugentomila sesterzi da uno straniero del Ponto, che avea determinato di stabilirsi nella Capitale577. Si facevan queste oblazioni per la massima parte in moneta; nč la societā de' Cristiani era bramosa, o capace di acquistare l'imbarazzo de' beni stabili in grande estensione. Era stato provvisto da varie leggi, promulgate col medesimo spirito dei nostri statuti delle mani morte, che non si donassero, nč si lasciassero fondi reali ad alcun corpo collegiato, senza un privilegio speciale, o una particolar dispensa dell'Imperatore, o del Senato578, i quali rare volte eran disposti a concederla in favor d'una setta, che fu a principio l'oggetto del lor disprezzo, e finalmente de' lor timori, e della lor gelosia. Si riferisce perō un atto sotto il regno d'Alessandro Severo, il quale dimostra, che tal proibizione qualche volta restava elusa o sospesa, e che si permetteva a' Cristiani di reclamare, e di posseder terre dentro i confini dell'istessa Roma579. Il progresso del Cristianesimo, e le civili turbolenze dell'Impero contribuirono a rilassare la severitā delle leggi, ed avanti la fine del terzo secolo molti fondi considerabili si acquistarono dalle opulente Chiese di Roma, di Milano, di Cartagine, di Antiochia, di Alessandria, e delle altre grandi Cittā dell'Italia e delle Province.
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