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      Non v'č popolo (dice Giustino martire) o Greco, o Barbaro, o di qualunque altra nazione, distinto con nomi o costumi di qualunque sorta, ignorante quanto si vuole dell'agricoltura e delle arti, o abiti sotto le tende, o vada vagando in carri coperti, appresso di cui non s'offrano in nome di Gesł Cristo Crocifisso delle preghiere al Padre e Creatore di tutte le cose
      619. Ma questa splendida esagerazione, che anche presentemente sarebbe assai difficile di conciliare con lo stato reale dell'uman genere, puņ solo considerarsi come lo smoderato trasporto di un devoto, ma negligente scrittore, la misura della cui Fede si regolava da quella de' suoi desiderj. Ma nč la Fede, nč le brame de' Padri possono alterar la veritą dell'istoria. Sarą sempre un fatto indubitato, che i Barbari della Scizia e della Germania, i quali rovesciaron la Romana Monarchia, erano involti nelle tenebre del Paganesimo; e che anche la conversione dell'Iberia, dell'Armenia, o dell'Etiopia non fu tentata con qualche successo, finchč lo scettro non fu nelle mani d'un Imperatore Ortodosso620. Avanti quel tempo i varj accidenti della guerra e del commercio non poterono spargere che un'imperfetta cognizione del Vangelo fra le tribł della Caledonia621 e fra gli abitanti delle rive del Reno, del Danubio, e dell'Eufrate622. Al di lą di quest'ultimo fiume, Edessa si distingueva mediante un fermo ed antico attaccamento alla Fede623. Da Edessa furono facilmente introdotti i principj del Cristianesimo nelle cittą Greche e Siriache, le quali obbedivano a' successori di Artaserse; ma non par che facessero alcuna profonda impressione sulle menti de' Persiani; il cui religioso sistema, per opera di un ordine ben disciplinato di sacerdoti, era stato costruito con arte e soliditą molto maggiore, che l'incerta mitologia della Grecia e di Roma624.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Secondo
di Edoardo Gibbon
pagine 377

   





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