Contuttocciò tali eccezioni o son troppo poche in numero o troppo recenti in tempo per togliere intieramente di mezzo l'imputazione d'ignoranza e d'oscurità, che tanto arrogantemente fa attribuita a' primi proseliti del Cristianesimo. Invece di servirci per nostra difesa delle finzioni de' passati secoli, sarà più prudente partito quello di convenire in soggetto d'edificazione ciò che diede motivo di scandolo. Le serie nostre considerazioni ci suggeriranno, che dalla Previdenza si scelsero gli stessi Apostoli fra' pescatori della Galilea, e che quanto più abbassiamo la temporal condizione de' primi Cristiani, tanto più avrem ragione di ammirarne il merito ed il buon successo. A noi tocca di rammentarci accuratamente, che il Regno de' Cieli fu promesso al povero di spirito, e che gli animi afflitti dalla calamità e dal disprezzo degli uomini, lietamente ascoltano la divina promessa della futura felicità, mentre i fortunati vivono soddisfatti col possesso de' beni di questo mondo, ed i sapienti malamente impiegano in dubbi e dispute la vana superiorità della loro ragione e della loro dottrina.
Abbiam bisogno di tali riflessioni per consolarci della perdita di vari illustri soggetti, che a' nostri occhi parrebbe, che fossero stati degnissimi del dono celeste. I nomi di Seneca, de' due Plinj, il Vecchio ed il Giovane, di Tacito, di Plutarco, di Galeno, dello schiavo Epiteto, e dell'Imperatore Marc'Antonino adornano il secolo, in cui fiorirono, ed esaltano la dignità della natura umana.
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