Ma i Savj della Grecia e di Roma volgevano altrove gli occhi dal tremendo spettacolo, e pare che attenti alle occupazioni ordinarie della vita e dello studio, ignorassero qualunque alterazione accadesse nel governo del mondo sì morale che fisico. Sotto il regno di Tiberio tutta la Terra636, o almeno una celebre Provincia del Romano Impero637, si trovò involta in una naturale oscurità di tre ore. Anche questo fatto miracoloso, che avrebbe dovuto eccitar la maraviglia, la curiosità e la devozione dell'uman genere, passò senza che se ne facesse menzione in un secolo della scienza e della Istoria638. Esso accadde nel tempo che vivevan Seneca e Plinio il Vecchio, i quali debbono aver sentiti gl'immediati effetti, o ricevuta prestissimo notizia di quel prodigio. Ciascheduno di questi filosofi ha rammentato in una laboriosa opera tutti i grandi fenomeni della natura, terremoti, meteore, comete ed ecclissi, che l'instancabile curiosità loro potè raccogliere639. Ma tanto l'uno che l'altro han trascurato di far parola del più gran fenomeno, di cui l'occhio mortale sia stato mai testimonio dalla creazione del mondo. Plinio destinò un capitolo apposta per gli ecclissi di straordinaria natura e d'insolita durata640; ma si contenta solo di descrivere la singolar mancanza di luce, che seguì dopo la morte di Cesare, allorchè per la massima parte di un anno il disco solare comparve pallido e senza splendore. Questo tempo d'oscurità, che non può sicuramente paragonarsi con la non naturale oscurità della Passione, fu celebrato dalla maggior parte dei poeti641 o degli Istorici di quel secolo memorabile642.
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