(Vedi Cellario, Geograf. antic. tom. I. p. 393). Probabilmente il primo nome del felice schiavo fu Docles, che allungò dopo per servire alla greca armonia in quel di Diocles, e che finalmente convertì in quello di Diocletianus, come più proprio della maestà Romana. Prese parimente il nome patrizio di Valerio, che gli viene ordinariamente dato da Aurelio Vittore.
208 Vedi Dacier sulla sesta satira del secondo libro di Orazio, Cornel. Nip. nella vita di Eumene. c. I.
209 Lattanzio (o chiunque fu l'autore del piccol trattato de mortibus persecutorum) accusa in due luoghi Diocleziano di timidità c. 7, 8. Nel cap. 9, dice di lui "erat in omni tumultu meticulosus et animi disiectus".
210 In questo elogio sembra che Aurelio Vittore insinui una giusta, benchè indiretta censura, della crudeltà di Costanzo. Apparisce dai fasti, che Aristobolo rimase Prefetto della città, e che terminò con Diocleziano il Consolato ch'egli avea cominciato con Carino.
211 Aurel. Vittore nomina Diocleziano "Parentem potius quam Dominum". Vedi Stor. Aug. p. 30.
212 La questione del tempo, in cui Massimiano ricevesse la dignità di Cesare e di Augusto, avea divisi i critici moderni, e data occasione ad un gran numero di dotte dispute. Io ho seguitato il Tillemont, (Stor. degl'Imperat. t. IV. p. 500-505) che ha bilanciato le diverse difficoltà e ragioni colla solita sua scrupolosa esattezza.
213 In una orazione recitata dinanzi a lui (Panegir. vet. II. 8.) Mamertino dubita se il suo Eroe, imitando la condotta di Annibale e di Scipione, ne avesse mai udito i nomi.
| |
Vedi Cellario Geograf Docles Diocles Diocletianus Romana Valerio Aurelio Vittore Vedi Dacier Orazio Cornel Eumene Lattanzio Diocleziano Aurelio Vittore Costanzo Aristobolo Prefetto Diocleziano Consolato Carino Aurel Diocleziano Dominum Stor Massimiano Cesare Augusto Tillemont Stor Imperat Panegir Mamertino Eroe Annibale Scipione
|