Circa ottant'anni dopo la morte di Cristo, soggiacquero all'estremo supplizio gl'innocenti seguaci di lui per sentenza di un Proconsole dell'indole più amabile e filosofica, e secondo le leggi di un Imperatore, riguardevole per la saviezza e giustizia del suo generale governo. Le apologie, che più volte indirizzate furono ai successori di Traiano, son piene de' più patetici lamenti, perchè fra tutti i sudditi del Romano Impero fossero esclusi dal partecipare i vantaggi di quel fausto governo i soli Cristiani, che obbedivano ai dettami della coscienza, e ne imploravan la libertà. Sono stati diligentemente raccolti i supplizi di alcuni pochi martiri eminenti; e da quel tempo, in cui s'ottenne il supremo potere dal Cristianesimo, i Direttori della Chiesa non hanno impiegata minor cura nel discuoprire la crudeltà, che nell'imitar la condotta de' Pagani loro avversari. Lo scopo del presente capitolo è di separare (s'è possibile) i pochi autentici ed interessanti fatti da una indigesta massa di finzioni e di errori, e di riferire in un modo ragionevole e chiaro le cagioni, l'estensione, la durata e le più importanti circostante delle persecuzioni, alle quali esposti furono i primi Cristiani.
I seguaci di una Religione perseguitata, oppressi dal timore, animati dal risentimento, e riscaldati forse dall'entusiasmo, rade volte si trovano in uno stato di mente, proprio ad investigar con tranquillità o a stimar con candore i motivi de' lor nemici, che spesso sfuggono anche all'imparziale ed acuta vista di quelli, che trovansi ad una sicura distanza dal fuoco della persecuzione.
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