Il Patriarca, che avea fissato la sua residenza in Tiberiade, ebbe la facoltà di eleggere i propri subalterni ministri ed apostoli, di esercitare una domestica giurisdizione, e di ricevere da' suoi dispersi fratelli una contribuzione annuale(5). Nelle principali città dell'Impero frequentemente si edificarono nuove sinagoghe, e nella più solenne e pubblica forma si celebravano i sabbati, le feste e i digiuni, comandati o dalla legge Mosaica o dalle tradizioni Rabbiniche(6). Questo gentil trattamento appoco appoco addolcì la feroce indole de' Giudei. Scossi dal loro sogno di profezia e di conquista, incominciarono a diportarsi da sudditi pacifici e industriosi. L'odio irreconciliabile, che avevano contro il genere umano, in luogo di prorompere in atti di violenza e di sangue, si dissipò in soddisfazioni meno pericolose. Prendevano essi tutte le occasioni per soverchiar gl'Idolatri nel commercio, e pronunziavano segrete ed ambigue imprecazioni contro il superbo regno di Edom(7).
Mentre i Giudei, che rigettavano con abborrimento i Numi adorati dal lor Sovrano e da' loro consudditi, godevano ciò non ostante con libertà l'esercizio della loro insocievole religione, vi doveva esser qualche altro motivo ch'esponeva i discepoli di Cristo a quella severità, da cui ritrovavasi esente la discendenza di Abramo. La differenza fra loro è semplice e naturale, ma secondo i sentimenti dell'antichità era della massima importanza. Gli Ebrei formavano una nazione, i Cristiani una setta; e se ogni società era naturalmente portata a rispettar le sacre istituzioni de' propri vicini, le premeva altresì di perseverare in quelle de' suoi maggiori.
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