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      La loro mal accorta prudenza diede un'occasione alla malizia d'inventare, ed alla sospettosa credulità di prestar fede alle orribili favole, le quali rappresentavano i Cristiani come i più malvagi degli uomini, che praticavano nelle oscure lor conventicole ogni sorta d'abbominazione, cui potesse inventare una fantasia depravata, ed imploravano il favore dell'incognito loro Dio mediante il sacrifizio di ogni morale virtù. Vi erano molti che pretendevano di confessare o di riferire le ceremonie di tale abborrita società. Asserivasi che "veniva presentato al coltello del proselito, come un mistico simbolo per iniziarlo, un bambino nato di fresco, tutto coperto di farina, e che egli senza saperlo con vari colpi segretamente feriva a morte l'innocente vittima del proprio errore: che appena era seguita la crudel funzione, i settarj ne bevevano il sangue, avidamente ne squarciavan le membra ancor palpitanti, e s'impegnavano, per esser fra loro tutti complici del delitto, ad un eterno silenzio. Con uguale confidenza affermavasi, che a questo crudel sacrificio succedeva un ben degno convito, in cui l'intemperanza serviva a provocar le brutali passioni, finchè, nel momento assegnato, i lumi ad un tratto venivano estinti, bandito il pudore, e la natura dimenticata; e come il caso portava, l'oscurità della notte si contaminava dall'incestuoso commercio dei fratelli colle sorelle e delle madri coi figliuoli(18)."
      Ma era sufficiente la lettura delle antiche apologie per rimuover dalla mente di un ingenuo avversario qualunque più leggiero sospetto.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





Cristiani Dio