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      Non tanto la trasgressione passata, quanto la resistenza presente eccitava lo sdegno del Magistrato. Concedevasi un facil perdono al pentimento, e se acconsentivano di gettar pochi grani d'incenso sopra l'altare, venivan licenziati dal Tribunale salvi e con applauso. Un Giudice umano stimava suo dovere di procurare il ravvedimento piuttosto che la pena di que' delusi entusiasti. Prendendo diverso stile secondo l'età, il sesso, o la situazione de' prigionieri, spesso adattavasi a mettere loro davanti agli occhi ogni circostanza, che potesse rendere o più piacevol la vita, o più terribil la morte, ed a sollecitarli, anzi a pregarli a voler mostrare qualche compassione verso se stessi, le lor famiglie ed i loro amici(63). Se le minacce e le persuasive non avevano effetto, si ricorreva spesse volte alla forza; supplivano i flagelli e le torture alla mancanza degli argomenti, e impiegavasi ogni sorta di crudeltà per domare quell'inflessibile, e come, sembrava a' Pagani, colpevole ostinazione. Gli antichi Apologisti hanno censurato con ugual verità che rigore l'irregolar condotta de' lor persecutori, i quali, contro qualunque principio di giudicial processura, servivansi de' tormenti per ottenere non già la confessione, ma la negazione del delitto, che formava l'oggetto di lor ricerche(64). I Monaci de' secoli posteriori, che nelle tranquille lor solitudini si occuparono a variare le morti ed i patimenti de' primi Martiri, hanno spesso inventato tormenti di una specie molto più raffinata ed ingegnosa.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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